Bisogna valorizzare la nostra scuola

15 01 2008

di STEFANO ARCOBELLI

E’ con piacere e un po’ di preoccupazione che ho detto sì a Maurizio Roveri col quale mi lega un’amicizia ventennale. Piacere perchè scrivere di baseball è una delle mie cose più gradite – quando avevo 16 scrissi il primo pezzo di baseball per La Sicilia di Catania sulla promozione in A-2 dell’allora Libertas Italia poi diventata Warriors. Preoccupazione perchè spesso il movimento quando discute e discetta di diamante poi non <regge> il livello del dibattito, nel senso che si scade nel campanilismo e/o nella polemica personale.
Ci provo, per una volta. Perciò il mio sarà un semplice e occasionale contributo su un tema specifico, quasi una corrispondenza del tutto personale con Maurizio, ovvero come una telefonata che di tanto in tanto ci facciamo ma che stavolta diventa pubblica anzichè rimanere privata. A proposito di Maurizio, scusatemi la personalizzazione, ma lui può essere considerato un simbolo di passione: perché dopo essere andato in pensione dal Corriere dello Sport-Stadio, sta dedicando tutte le sue energie professionali per divulgare dal suo punto di vista questa disciplina.
Ecco, partendo della comunicazione, vorrei subito chiarire che moltissimi passi avanti sono stati fatti, invero grazie anche alle tecnologie, rispetto al passato. Però tutti noi non siamo ancora riusciti a far fare quel salto di qualità al baseball oltre Internet, la stampa locale e raramente quella nazionale.
Purtroppo, per esperienza personale, molto dipende dai risultati ottenuti dalla nazionale, e in questi anni gli azzurri si sono fatti desiderare sul podio: basti pensare che dal 1997 non vinciamo un Europeo e l’Olimpiade stavolta dovranno vedersela da casa. Per non parlare degli altri eventi, dove alcuni sussulti prestigiosi come una vittoria sugli Usa a Taiwan nel 2007, una su Taiwan agli Intercontinentali 2006 e una vittoria su Panama agli Intercontinentali 2002 a Cuba, vanno inquadrati come classici giorni di gloria cui non s’è data continuità e spessore come invece brillantemente fa l’Olanda.
Dove va il nostro baseball? Dove va quello mondiale? C’è un curioso parallelismo che m’incuriosisce: i prossimi due anni saranno decisivi per tentare l’ultimo vero salto di qualità. In Italia la lega pro dovrebbe avere una identità più chiara e un’organizzazione effettivamente pro partendo da basi antiche, dalle stesse realtà e senza ancora aver recuperato le grandi città.
Il baseball italiano che si riscatta con gli juniores agli Europei e manda un piccolo contingente a farsi le ossa nelle Minors americane, sono lusinghieri segnali che sono stati partoriti dall’intuizione del presidente Fraccari di spingere molte risorse e impegni nell’Accademia di Tirrenia. Però non basta. E’ sul nostro territorio che dovranno aumentare i numeri dei praticanti, della voglia di scoprire questo splendido gioco: e solo dopo, dalla quantità, potremmo trovare i prospetti che dobbiamo avere il coraggio di far affermare con la nostra scuola.
Il baseball mondiale dovrà fare i conti con un periodo fuori dall’Olimpiade (almeno fino al 2012), il consolidamente del World Classic che è un’operazione prettamente targata Major League, e un riposizionamento dell’Ibaf, la federazione mondiale che dovrebbe spiegare meglio il suo nuovo rapporto con la MLB. E’ vero che la nuova gestione sta cercando di ristrutturare il mondiale con un coinvolgimento maggiore dell’Europa, almeno dalla prossima edizione che dovrebbe concludersi a Roma, ma se verrà considerato il World Classic il vero Mondiale, chi vincerà l’evento Ibaf è come se sarà campione di un dio minore.
Insomma, c’è tanto fermento attorno ai diamanti. Vedremo presto l’effetto che farà.


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10 responses

17 01 2008
Enrico Luschi

Mah, Sig. Arcobelli, non tutti i giocatori che hanno firmato un contratto pro in America provengono dall’Accademia, che Lei indica come il fulcro dell’Attività Federale. Mi vengono in mente Liddi (il primo, insieme a Maestri) e Panerati.

Se invece si passa ad analizzare i risultati ottenuti dagli altri giocatori dell’Accademia, si nota come questi faticano a trovare spazio in A2 o in B addirittura. Pensi che il Livorno, che conta un buon numero di Accademisti all’interno del proprio roster, è addirittura retrocesso dalla Serie A2 alla Serie B.

17 01 2008
alberto gallusi

arcobelli mi ha gentilmente risposto sulla gazzetta dello sport sostenendo che CARRARA era necessario per la nostra nazionale.

arcobelli, non scriva sempre a favore di un baseball sempre più degradato, noi ci salveremo quando metteremo in campo al posto degli oriundi la nostra scuola bella o buona che sia: almeno conquisteremo un pò di dignità che non guasta in questi tempi maledetti.

Al di là dei risultati pessimi della nazionale la cosa negativa è stata avere uno che aveva già giocato nella nazionale del venezuela, dopo il fallimento di quella spedizione vedere un altro che aveva già giocato nella nazionale brasiliana, pensa che roba!

17 01 2008
Mauro Zio

E’ sul nostro territorio che dovranno aumentare i numeri dei praticanti, della voglia di scoprire questo splendido gioco: e solo dopo, dalla quantità, potremmo trovare i prospetti che dobbiamo avere il coraggio di far affermare con la nostra scuola.

Bene e d’accordo sig.Arcobelli,sopratutto da uno come me che allena dei ragazzini.Il problema è che la federazione la pensa in un’altra maniera.
http://www.fibs.it/english/index.asp?pagina=play

17 01 2008
max

Per aumentare il numero dei praticanti nel baseball bisognerebbe lavorare soprattutto nelle piu’ grandi citta’ italiane, la cassa di risonanza sarebbe diversa se questo sport potesse sfondare a Roma , Milano, Firenze, Napoli, Palermo.
Se noi notiamo il baseball si è sviluppato a macchia di leopardo solo in capoluoghi di provincia e in piccoli comuni, nessuna squadra di serie A1 viene da un capolugo di regione a parte Bologna, forse non sarà un caso che l’Emilia Romagna è la regione che vanta il maggior numero dei praticanti.

17 01 2008
pino

Vedo che gli italiani non perdono il vizio di criticare sempre tutto e tutti.
Penso che se vogliamo che il nostro sport abbia un suo spazio dobbiamo lavorarci tutti insieme senza polemiche,ognuno per la sua parte giocatori,tecnici,tifosi,media e organi federali.
Possiamo essere d’accordo o no con certe scelte di palazzo ma qualcuno deve prendere delle decisioni e quel qualcuno è li perchè è stato votato.
Entriamo di più nelle scuole perchè è quello il serbatoio a cui attingere e creiamo entusiasmo intorno a noi lo stesso entusiasmo che hanno i bambini quando vengono da noi e si aspettano di imparare un bel gioco.

17 01 2008
alberto gallusi

aspettiamo pino, son trentanni che si aspetta…………
non siamo solo noi italiani a criticare, il buon fabio capello è arrivato in inghilterra e già si parla di esonero pe la bufera creata dai giornali sulle sue vicende personali, non sono noccioline o polemiche sterili, ma fatti, purtroppo, venuti alla luce perchè in inghilterra si informa la gente se ci sono delle beghe.

18 01 2008
Paolo Castagnini

Vorrei raccogliere alcuni spunti sugli interventi precedenti.
Il titolo è: “Bisogna valorizzare la nostra scuola”.
Credo sia importante andare in tutte le direzioni ognuno secondo le proprie inclinazioni, le proprie capacità ed interessi.
La crescita del movimento è l’insieme di tutte le componenti. Anche questo blog assume grande importanza perchè nel dialogo costruttivo si trova nuovi stimoli e nuove energie.
Mi soffermo sul reclutamento dei ragazzi e delle ragazze che come scrivono Mauro, Max e Pino è una parte importante al fine della costruzione della nostra scuola.
A volte non si capisce il perchè nonostante le tante energie profuse il risultato non arrivi. Altre volte senza fare nulla si raccolgono adesioni.
Gli amici della scherma che operano nella mia stessa palestra mi raccontano che nel mese di ottobre successivo alle olimpiadi i tecnici non riescono a tener testa alla miriade di ragazzi e ragazze che sull’onda delle medaglie olimpiche si presentano in palestra. Purtroppo il tutto va scemando nei mesi e negli anni successivi per ripresentarsi quattro anni dopo. Questo per dire l’importanza dei media quando ci sono i risultati.
Detto questo tutti noi sappiamo dei nostri limiti sia in termini di risultati che in termini di capacità mediatica. Naturalmente lascio l’argomento agli esperti del campo.
E’ un dato di fatto che il nostro gioco nelle scuole piace tantissimo e basta una persona qualsiasi che si presenta con palla, mazza e tee e il successo è garantito. Un po’ più difficile portare i ragazzi e le ragazze al campo e ancora più difficile tenerceli.
Questo è un lavoro che deve essere svolto da un gruppo di persone con passione, intelligenza e che si pongano il problema strategicamente.
Progettare l’intervento valutando il più possibile la propria situazione, gli obiettivi che ci si pone, i mezzi a disposizione e le persone disponibili.
Tutto questo lo dobbiamo fare finchè non avremo anche noi come la scherma una Nazionale vincente che trascini sui nostri campi flotte di ragazzini.

23 01 2008
JRC

Vorrei replicare a ciò che ha scritto MAX precedentemente e fare alcune considerazioni, magari ampliando il discorso.

Secondo me è molto più semplice che uno sport come il nostro si sviluppi in piccole città e paesi.
Si sviluppa più velocemente perchè è più semplice avere in tempi brevi un impianto di gioco (o comunque uno spazio qualunque) e la palestrina per il periodo invernale, inoltre conta molto il passa parola: in un paese di 5000 abitanti se si forma una squadra di baseball, tutti lo sanno. Di conseguenza è più semplice avere simpatizzanti e quindi giocatori.
Il comune ti può dare una mano tra finanziamenti, organizzazione di manifestazioni come tornei ecc…

Il dilemma è arrivarci in queste zone, bisognerebbe che società più grosse, dalla A1 alla B si preoccupassero di ampliare il nostro sport, di andare nei piccoli comuni a 20 km di distanza e formare la squadretta di ragazzini della scuola elementare o media e da li si inizia tutto, coinvolgendo genitori, ecc…

Se ogni grossa società mandasse 2 persone e un pò di materiale al paesino vicino, nell’arco di qualche anno si formerebbe la nuova realtà in quel paese (due persone capaci di farlo in una A2 ci sono per forza!!).

Moltiplicate per 2 il numero di tutte le squadre dalla A1 alla B, quante nuove squadrette nascerebbero in 5-10 anni?

24 01 2008
Massimo Casorati

Intanto bisogna capire se una “scuola italiana” esista veramente. A me parrebbe di no, a partire dalla pochezza dei settori tecnici, per arrivare alla scarsità delle risorse investite nei vivai. Non se ne abbiano a male i tecnici, intesi come categoria, sono anche loro dei dopolavoristi, come lo è il baseball in generale.
E’ chiaro che nulla osta a che una “scuola” possa crearsi, ma ci vuole tempo, volontà e risorse. Il tempo c’è, non se ne può fare a meno di vederlo scorrere. La volontà molto meno e qui ci si collega anche alle risorse: disponibilità di risorse significa anche volontà di reperirle e di allocarle; quando si vedono società di serie A2 che spendono magari 50 o 60 mila euro per pagare i giocatori della prima squadra e ne spendono 2 mila per i tecnici delle giovanili, non riesco a figurarmi proprio come si possa creare qualche cosa. L’accademia? Bella cosa, se esistesse una base, ma se guardiamo con attenzione, ci accorgiamo che essa non rappresenta quello che ad esempio la federazione pallavolo ha fatto con grande successo, cioè il creare un’accademia attorno alla nazionale Juniores. da noi l’accademia ha raccolto non i migliori, ma quelli che ci volevano andare. E via di questo passo.

18 08 2008
mixer

La politica del baseball praticata a Grosseto è il modello da non seguire. Invece di ingaggiare stranieri di valore , ovviamente con borse compatibili con le possibilità di spesa , si seguita a reclutare figure di centroamericani che potranno anche dire qualcosa sul piano tecnico ma assolutamente nulla sul piano umano e morale. Lo sport c’insegna che gli atleti vengono osservati non solo quando giocano ma anche nella loro vita di tutti i giorni.Pare che qui questa equazione non valga.Può accadere dunque che in occasione di un torneo di beach volley sulla spiaggia di Marina di Grosseto qualcuno alle tre del pomeriggio fosse già ubriaco fino alla punta dei capelli….

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